SIAARTI boccia il DDL sulla morte medicalmente assistita: «Manca umanità, il SSN è escluso»

Giannini (SIAARTI) «Il Ddl morte medicalmente assistita allontana il paziente dalla cura, esclude il SSN e apre alla sanità a pagamento»
Giannini (SIAARTI) «Il Ddl morte medicalmente assistita allontana il paziente dalla cura, esclude il SSN e apre alla sanità a pagamento»

La Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), insieme alla Società Italiana di Cure Palliative (SICP), ha espresso forti perplessità sul testo unificato dei Disegni di legge in materia di morte medicalmente assistita, ora in esame al Senato.

La SIAARTI evidenzia numerose criticità sul Ddl per la morte medicalmente assistita che richiedono un ripensamento sostanziale. Le maggiori preoccupazioni riguardano la mancata valorizzazione della relazione terapeutica, la distanza del testo legislativo dalle indicazioni della Corte costituzionale, passando per il ruolo del Servizio Sanitario Nazionale e la mancata definizione dei compiti e delle responsabilità per l’assistenza al suicidio. Alberto Giannini, Responsabile del Comitato Etico della SIAARTI, afferma che «un’unione d’intenti come quella che si è instaurata fra noi e la SICP è rara e testimonia la preoccupazione per i contenuti di questo Ddl da parte di chi è a stretto contatto con queste situazioni».

Il medico curante escluso dal percorso: il rapporto di cura viene ignorato

Uno degli aspetti più contestati è la marginalizzazione del rapporto di cura. Il Ddl sulla morte medicalmente assistita non valorizza adeguatamente il ruolo del medico curante, ovvero colui che, a differenza del previsto Comitato Nazionale di Valutazione, ha costruito nel tempo una relazione umana e clinica con il paziente. L’organo, composto da sette membri di nomina politica, decide sulle richieste delle persone malate senza aver avuto alcun contatto diretto con esse. Inoltre, la composizione del Comitato non prevede la partecipazione di specialisti nella patologia di cui soffre il paziente. Infine, il documento ricorda che le cure palliative, al pari di ogni trattamento sanitario, possono solo essere offerte e non possono essere mai imposte.

«Il tema è delicatissimo. Questo percorso non è un evento da contemplare in modo meramente burocratico, ma come il punto di arrivo di una storia di malattia particolarmente complessa e gravosa che genera sofferenze intollerabili. La valutazione non può non contemplare ciò che precede la richiesta di morte medicalmente assistita, seguito in prima persona dall’equipe medica che ha accompagnato il malato in questo percorso». Secondo la SIAARTI, il Ddl per la morte medicalmente assistita non risponde al compito, espresso dalla Corte, di tutelare le persone in situazioni di vulnerabilità.

«Un’ulteriore criticità del Comitato – dichiara Giannini – è che dovrebbe servire da solo tutto il territorio nazionale. Per una migliore valutazione di questi casi la soluzione, secondo noi, sarebbe invece la formazione di più comitati territoriali».

Inoltre, nel testo non vengono specificati elementi fondamentali per l’attuazione pratica del suicidio medicalmente assistito: non si indica chi debba assistere la persona malata, né quali debbano essere le qualifiche professionali richieste. Manca chiarezza anche su chi debba prescrivere e fornire i farmaci, su dove debba essere attuato il suicidio medicalmente assistito, e su chi ne debba supervisionarne lo svolgimento.

Il Ddl sulla morte medicalmente assistita ignora la sentenza 242/2019: tempi lunghi e SSN fuori dalla procedura

SIAARTI sottolinea con forza come il disegno di legge in esame non dia piena attuazione alla sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale, che costituisce il fondamento giuridico su cui dovrebbe oggi poggiare qualsiasi regolamentazione del suicidio medicalmente assistito in Italia. In quella sentenza, la Corte stabilì che l’aiuto al suicidio può non essere punibile, ma solo all’interno di un quadro giuridico rigoroso, con procedure trasparenti, tutele efficaci e soprattutto un coinvolgimento del Servizio Sanitario Nazionale.

Ulteriori osservazioni sul Ddl sulla morte medicalmente assistita riguardano i tempi della procedura, che possono protrarsi per oltre 120 giorni, con l’obbligo di attendere altri 180 giorni per poter ripresentare una richiesta in caso di rigetto. Tempi così lunghi nel documento sono giudicati come «una crudele assenza di considerazione per la sofferenza delle persone che giungono ad uno stato di sofferenza tale da chiedere di essere aiutate a morire».

In aggiunta, la SIAARTI critica l’articolo del Ddl che vieta al SSN di fornire mezzi, personale o farmaci per l’attuazione della procedura. «Il legislatore dovrebbe considerare con maggiore attenzione il dettato della Corte costituzionale e il ruolo che disegna per il SSN invece di escludere in ogni forma il suo intervento». Questo contrasta con le indicazioni della Corte e vanifica il ruolo di garanzia e servizio pubblico del SSN, riducendo lo Stato a un soggetto assente. «Ciò apre un vuoto di enorme rilievo che apre spazi al privato profit , fatto che è semplicemente impensabile» conclude Giannini.

«Un’ultima criticità – aggiunge Giannini – è quella per cui dobbiamo offrire una rete di cure palliative di qualità e omogeneamente presente sul territorio nazionale, mentre la realtà ci dice che è a macchia di leopardo. È necessario il pieno rispetto delle leggi 219/2017 sulle disposizioni anticipate di trattamento e della 38/2010 sull’accesso alle cure palliative, norme che all’estero ci invidiano».              

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