L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) accerta che il West Nile Virus continua a propagarsi: al 23 al 31 luglio si sono registrati 57 nuovi casi. I casi confermati in Italia salgono così a 89, 40 dei quali si sono manifestati sotto forma neuro-invasiva. I decessi appurati dall’ISS sono 8 ma, nella giornata di ieri, si è aggiunta una nuova vittima a Maddaloni in provincia di Caserta. In totale l’ISS ha comprovato la circolazione del West Nile Virus in 31 Province distribuite in 10 Regioni. Si trattano di Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia e Sardegna.
Le cifre dell’incidenza del West Nile Virus
Tra i casi confermati dall’inizio della sorveglianza al 30 luglio 40 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (2 Piemonte, 1 Lombardia, 3 Veneto, 1 Emilia-Romagna, 23 Lazio, 10 Campania), 2 casi asintomatici identificati in donatori di sangue (1 Veneto, 1 Campania), 46 casi di febbre (1 Lombardia, 5 Veneto, 35 Lazio, 4 Campania, 1 Sardegna) e un caso asintomatico in Campania. Si sono verificati 9 decessi in Campania, 2 nel Lazio e un ultimo in Piemonte. La letalità, calcolata sulle forme neuro-invasive fin ora segnalate, è pari al 20%. I decessi per West Nile registrati dall’ISS per gli anni scorsi furono: 51 nel 2022, 32 nel 2023 e 36 nel 2024.
«Il West Nile Virus ormai da diversi anni è endemico nel nostro paese» sottolinea Anna Teresa Palamara, dirigente del dipartimento di Malattie Infettive dell’ISS. «Il sistema di sorveglianza che Ministero, ISS e Regioni hanno messo a punto è ben rodato ed efficace. Tutte le misure sono in campo, comprese quelle a protezione dei trapianti e delle trasfusioni». I principali vettori sono gli uccelli selvatici e le zanzare, più frequentemente del tipo Culex. Il cambiamento climatico, l’urbanizzazione e le migrazioni degli uccelli ne favoriscono la diffusione. Pertanto, per rispondere adeguatamente al pericolo è necessario un approccio One Health. Per limitare ulteriormente i rischi di contagio sono stati apportate delle restrizioni alle trasfusioni di sangue in 31 Province, fra cui Roma, Torino, Napoli e Venezia.
L’eziopatogenesi clinica della malattia
«Ricordiamo che l’80% dei casi di infezione da West Nile Virus è asintomatico; il rischio di conseguenze gravi è maggiore per le persone più fragili. Il consiglio è quindi quello di proteggersi il più possibile dal contatto con le zanzare, i vettori del virus, e rivolgersi al proprio medico se si hanno sintomi come febbre sopra in 38°C soprattutto se accompagnata da eruzione cutanea» avverte la Dott.ssa Palamara. «Per i medici l’indicazione è quella di considerare la possibilità di infezione da West Nile Virus in presenza di sintomi compatibili e procedere alla diagnosi di laboratorio».
Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni. L’incubazione può arrivare anche a 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. Prevalentemente si effettua la diagnosi attraverso test di laboratorio effettuati su siero o su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche fino a un anno nei soggetti malati fino a un anno. Per questo motivo, la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa.
Il 20% di casi sintomatici presenta sintomi leggeri che durano solitamente pochi giorni: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. I sintomi più gravi colpiscono in media in una persona su 150 e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi, pari allo 0,1%, il virus può causare un’encefalite letale.
Per un approfondimento sull’evoluzione del virus e sulle misure di prevenzione, leggi l’intervista al Prof. Maurizio Ferri: West Nile Virus: il ritorno silenzioso – Bees Sanità Magazine.