Uno studio condotto dai ricercatori della Mayo Clinic fornisce evidenza epidemiologica che vivere vicino a campi da golf, specialmente in aree con falde acquifere vulnerabili, è associato a un aumento significativo del rischio di sviluppare il morbo di Parkinson. I risultati suggeriscono che i pesticidi nell’insorgenza del Parkinson consistano in una via di esposizione più che semplicemente plausibile. che contribuisce allo sviluppo della malattia.
Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa progressiva che si ritiene sia causata da una combinazione di fattori genetici e ambientali. Tra i fattori ambientali, l’esposizione ai pesticidi è una delle associazioni più documentate. I campi da golf sono noti per l’uso intensivo di pesticidi, spesso in quantità significativamente superiori a quelle utilizzate in altri ambiti agricoli o paesaggistici. In particolare, negli Stati Uniti, l’applicazione di pesticidi nei campi da golf può superare di 15 volte quella media osservata in Europa. Nello specifico, i pesticidi vengono utilizzati per far rispettare ai propri prati gli standard estetici del fairway e del green.
Lo studio
I ricercatori hanno condotto l’analisi incrociando i dati delle cartelle cliniche di una popolazione sparsa su 27 contee fra Minnesota e Wisconsin con il loro grado di esposizione ai campi da golf. Quest’ultima variabile non si limita solamente della distanza della residenza dei cittadini da essi. Infatti, comprende anche l’appartenenza o meno allo stesso bacino idrico, della vulnerabilità del suolo alle infiltrazioni e della profondità dei pozzi municipali. L’indagine, infatti, ha riguardato anche il ruolo di possibili vie di esposizione ai pesticidi secondarie, come la contaminazione dell’acqua potabile attraverso le falde acquifere.
È necessario sottolineare che l’analisi non è priva di limiti. Difatti, nonostante i dati clinici dei pazienti in loro possesso fossero molti, questi non comprendevano informazioni su eventuali esposizioni professionali a questi agenti chimici. Un’altra mancanza è quella che gli stessi dati non coprivano l’intera storia clinica di coloro che hanno composto il campione. In questo modo non avevano accesso a fattori genetici, di rischio come la dieta o eventuali avvenimenti di traumi cranici. In ultimo, sia la finestra temporale che quella geografica dello studio è molto ristretta.
I risultati
Gli studiosi hanno riscontrato che la vicinanza residenziale ai campi da golf comporta un rischio significativamente maggiore di sviluppare il Parkinson. Coloro che vivevano entro due miglia da un campo da golf vedono quasi triplicate le proprie possibilità di contrarre la malattia degenerativa. Man mano che ci si allontana l’aumento di tale rischio diminuisce fino a tornare a valori normali una volta superate le 6 miglia di distanza. In aggiunta, il rischio risulta ancora più elevato se ci si trova in aree urbane. Infine, chi viveva in aree servite da acqua proveniente da falde sotterranee con campi da golf aveva quasi il doppio del rischio di PD rispetto a chi viveva in aree senza campi o utilizzava pozzi privati per l’approvvigionamento di acqua.
I risultati, quindi, indicano una forte associazione tra l’esposizione ambientale ai pesticidi e l’insorgenza del Parkinson. Infatti, sostanze quali paraquat, rotenone e clorpirifos, che rendono così verde il green e grazioso il fairway, favoriscono meccanismi neurotossici quali lo stress ossidativo e la disfunzione mitocondriale. Nonostante l’indagine abbia chiarito che oltre all’esposizione diretta a tali agenti chimici anche la contaminazione delle falde acquifere gioca un ruolo, non sono riusciti a stabilire con certezza l’importanza di questa seconda opzione.