È stato scoperto un nuovo tipo di diabete nei giovani africani

Uno studio internazionale ha trovato un nuovo tipo di diabete, simile al tipo 1, assente nella popolazione dei paesi occidentali.
Nuovo tipo di diabete

Un’indagine condotta dalle università di Exeter (Regno Unito), Witwatersrand (Sudafrica), Yaoundé (Camerun) e dall’Unità di ricerca dell’Uganda della London School of Hygiene and Tropical Medicine ha scoperto un nuovo tipo di diabete nei giovani dell’Africa subsahariana. La ricerca ha scoperto un vuoto nelle conoscenze attuali sul diabete giovanile, evidenziando la mancanza di studi su popolazioni che non fossero bianche.

La conoscenza pregressa sul diabete di tipo 1

Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune che comporta la distruzione delle cellule β del pancreas, portando a una carenza grave di insulina. Oltre 9 milioni di persone al mondo, con mezzo milione di nuovi casi diagnosticati in età infantile, sono affette da questa patologia che rende necessaria la periodica e continua iniezione di insulina. Sebbene studi approfonditi abbiano chiarito molti aspetti della malattia nei paesi ad alto reddito, le conoscenze sul diabete di tipo 1 nelle popolazioni africane sono ancora limitate. In particolare, nei bambini e giovani adulti dell’Africa sub-sahariana, il quadro clinico del diabete appare spesso diverso: bassi livelli di autoanticorpi e livelli insolitamente alti di C-peptide (indice di secrezione endogena di insulina) sono comuni. La ricerca si proponeva, perciò, di capire se i casi fossero effettivamente di origine autoimmune o se esistessero altre forme, non autoimmuni, di diabete insulinodipendente.

Il disegno dello studio

L’indagine ha coinvolto circa 900 pazienti ai quali era stato diagnosticato il diabete di tipo 1. I risultati hanno dimostrato che due su tre di loro hanno ricevuti una diagnosi errata: solo il 34,9%, infatti, dei partecipanti era positivo agli autoanticorpi specifici del diabete di tipo 1 (GADA, IA-2A, ZnT8A). Il restante 65,1% era invece autoanticorpo-negativo, con un rischio genetico per il diabete autoimmune molto più basso, ma comunque con livelli molto bassi di C-peptide indicando una chiara carenza insulinica. Questo suggerisce la scoperta di un nuovo tipo di diabete: non autoimmune ma comunque insulinodipendente, distinta sia dal diabete di tipo 2 sia da quello legato alla malnutrizione. Ciò spiega la grande eterogeneità eziologica che si trovava nei giovani africani a cui era stato diagnosticato il diabete di tipo 1.

Il Dott. Jean Claude Katte, dell’Università di Exeter e borsista di ricerca traslazionale presso l’Exeter NIHR Biomedical Research Centre, ha dichiarato: «Questi nuovi risultati confermano un sospetto che avevamo da tempo. Ci siamo sempre chiesti perché molti giovani con diabete di tipo 1 riuscissero a sopravvivere senza insulina, almeno per un certo periodo».

Le implicazioni per la ricerca sul nuovo tipo di diabete

Questi risultati suggeriscono che le strategie diagnostiche e terapeutiche attuali, sviluppate nei paesi occidentali, potrebbero non essere adeguate per tutte le popolazioni. Inoltre, sottolineano l’urgenza di esplorare nuove cause, marcatori e trattamenti per questo tipo di diabete atipico. Secondo il professor Moffat Nyirenda, direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine – Uganda Research Unit: «Questi risultati sono un campanello d’allarme. Mettono in discussione le nostre convinzioni sul diabete di tipo 1 e mostrano che la malattia può manifestarsi in modo diverso nei bambini e negli adolescenti africani. Abbiamo urgentemente bisogno di approfondire le indagini sui fattori biologici e ambientali che alimentano questa forma di diabete e di assicurarci che i nostri approcci diagnostici e terapeutici siano adeguati al contesto africano».

Katte ha aggiunto: «Il nostro prossimo passo è indagare le possibili cause, che vanno dalle infezioni e fattori nutrizionali fino alle tossine ambientali. Se riusciremo a trovare la causa, potremo essere in grado di prevenire nuovi casi e scoprire nuovi trattamenti». Il Professor Eugene Sobngwi, direttore dell’Organizzazione e Tecnologia Sanitaria presso il Ministero della Salute Pubblica del Camerun e ricercatore senior nel campo del diabete, ha affermato: «Dobbiamo investire in una ricerca specifica per il contesto. In caso contrario, rischiamo di diagnosticare e trattare in modo errato milioni di persone».

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