Secondo il quadro del biennio 2023-2024 tracciato dalle sorveglianze Passi e Passi d’argento coordinate dall’Istituto superiore di sanità (Iss), gli italiani stanno muovendosi un po’ di più rispetto agli anni scorsi, con un incremento lieve ma costante dell’attività fisica quotidiana. In particolare, si registra un aumento della cosiddetta “mobilità attiva”, cioè camminare o andare in bici per gli spostamenti di tutti i giorni. Tuttavia, la sedentarietà coinvolge ancora circa un terzo della popolazione, un dato che resta preoccupante per la salute pubblica.
Sedentarietà, un fenomeno ancora radicato
Nel 2023, il 35% degli italiani è risultato completamente sedentario, sebbene si tratti di una percentuale in leggero calo rispetto al 37,2% registrato l’anno precedente. Questo miglioramento, però, è insufficiente per raggiungere gli obiettivi di salute fissati a livello nazionale e internazionale. La sedentarietà è particolarmente diffusa nelle regioni del Sud Italia, dove le condizioni sociali e infrastrutturali non favoriscono stili di vita più attivi.
Mobilità attiva: una scelta ancora minoritaria
Circa il 40-42% degli adulti usa i piedi o la bicicletta per spostarsi, ma meno della metà raggiunge la soglia minima raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) di 150 minuti di attività moderata a settimana. Ancora una volta, nel Mezzogiorno si registra un coinvolgimento più basso rispetto al resto del Paese.
Giovani e anziani in miglioramento
Una nota positiva arriva dai dati relativi ai giovani tra i 16 e i 24 anni e agli over 65. Entrambi i gruppi mostrano un aumento nella pratica sportiva, con gli anziani che negli ultimi vent’anni hanno praticamente raddoppiato la loro attività fisica regolare. Nonostante ciò, la maggior parte non raggiunge ancora i livelli ottimali indicati dalle linee guida.
Disparità territoriali e sociali
Il divario tra Nord e Sud si conferma un elemento chiave: le regioni settentrionali e le persone con un più alto livello di istruzione sono più propense a muoversi regolarmente. Al contrario, nel Meridione la scarsa disponibilità di infrastrutture sportive, soprattutto nelle scuole, limita l’accesso all’attività fisica, alimentando un circolo vizioso di inattività.
Conseguenze sulla salute e sulla spesa pubblica
La sedentarietà contribuisce a un aumento dei casi di malattie croniche come diabete, tumori e malattie cardiovascolari, con un impatto economico rilevante. L’ISS sottolinea che favorire la mobilità attiva e l’attività fisica potrebbe ridurre significativamente i costi sanitari e migliorare la qualità della vita degli italiani.