L’opinione: la spesa per la sanità privata è al 40%

I dati Gimbe parlano di 5,8 milioni di persone che rinunciano alle prestazioni sanitarie. Ma la realtà potrebbe essere ancora peggiore. Una soluzione sarebbe l’uso dei CDSS per aumentare l’appropriatezza e ridurre le liste attesa riducendo la domanda di esami inutili.
spesa sanità privata
Enzo Chilelli

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha dichiarato riguardo la spesa per la sanità privata: “Secondo le elaborazioni Gimbe nel 2024 il 9,9% della popolazione – circa 5,8 milioni di persone – ha rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria, rispetto al 7,6% del 2023 (4,5 milioni di persone) e al 7% del 2022 (4,1 milioni di persone)”. Purtroppo la questione è, sulla base di un mio sondaggio su un paio di migliaia di persone intervistate in forma anonima fuori dai CUP dei principali ospedali romani, ancora peggiore.

Oltre il 40% delle persone intervistate con lista di attesa lunga (in generale o percepita come tale), va da medici privatamente e pagando cash, senza nessuna ricevuta e senza che i referti finiscano, come previsto per legge, nel FSE.

Il business sulla sofferenza è davvero amaro da tollerare.

Eppure una soluzione ci sarebbe.

Lo Stato mette a disposizione un sistema di supporto alle decisioni cliniche (CDSS). Questo controlla l’interazione tra farmaci per tutti i medici italiani nel sistema tessera sanitaria collegato al FSE.

A questo punto ogni medico specialista ha l’obbligo di produrre una ricetta elettronica senza intasare gli studi del Medici di medicina generale o Pediatri di libera scelta.

Se i Mmg/Pls vogliono (ma non sarebbe auspicabile) il controllo basterebbe mettere nei loro software un sistema di conferma della corretta prescrizione o il richiamo a visita per le prescrizioni ritenute non corrette con segnalazione alla Regione ed al Ministero della salute.

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