Quello che mi ha colpito di più nella lettura del PNASM è l’assoluta mancanza dell’esperienza ormai positivamente consolidata del servizio di psicologo di cure primarie organicamente collocato ne Distretto sanitario di base per svolgere attività di prevenzione di contrasto al disagio psicologico e di promozione conseguente del benessere psicologico al fine di evitare che si degeneri in patologie psichiatriche, specie tra le giovani generazioni, ma non solo.
Psicologo cure primarie: le puntate precendenti
Il confronto in atto tra Ministero della Salute e Ordine nazionale degli psicologi sta facendo emergere un’inversione di tendenza e, sembrerebbe, una modifica sostanziale in tal senso: vediamo e speriamo che sia così.
Ricostruiamo la storia:
- nella precedente legislatura viene presentata una proposta di legge sull’istituzione dello psicologo delle cure primarie dalla senatrice Paola Boldrini che non riesce a concludere l’iter legislativo per lo scioglimento anticipato delle Camere nonostante il gradimento esteso ricevuto;
- nell’attuale legislatura l’onorevole Luciano Ciocchetti presenta una proposta di legge per l’istituzione del servizio di psicologia primaria nelle aziende sanitarie, a seguire vengono presentate analoghe proposte di legge dai gruppi di maggioranza e di opposizione, la Commissione Affari Sociali della Camera adotta, all’unanimità, un Testo Unificato che è in attesa del finanziamento statale per essere approvata;
- le Regioni Puglia e Campania varano le prime proposte di leggi regionali istitutive dello psicologo di cure primarie con propri finanziamenti contro le quali il Ministero della Salute e quindi il Governo nazionale fanno ricorso ma la Corte Costituzionale da pienamente ragione alle argomentazioni delle Regioni;
- a seguire, pertanto visto il parere favorevole dell’Alta Corte, con simili o analoghi provvedimenti normativi istituiscono lo psicologo di cure primarie le Regioni Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo, Calabria, Sicilia mentre nelle altre Regioni è iniziato analogo processo legislativo, la maggioranza delle Regioni, quindi comprendente una popolazione di 41.000.000 sul totale di 59.000.000;
- lo psicologo di cure primarie viene previsto, inoltre, nelle dotazioni organiche delle Case di Comunità in base al DM77.
Quale è la missione dello Psicologo di cure primarie?
Il citato Testo unificato e le undici leggi regionali hanno indicato con precisione analitica le caratteristiche e le funzioni dello psicologo di cure primarie che, in estrema sintesi, prevedono che il suo intervento è di primo livello e quindi non specialistico né, pertanto, psicoanalitico, ma di prevenzione e di prime cure psicologiche per evitare che il disagio psicologico diventi una patologia psichiatrica riscostruendo uno stato di benessere psicologico, il tutto, di norma, in collaborazione ed integrazione con i medici di base e i pediatri di libera scelta, si prevede una specifica formazione in cure primarie post laurea e non si devono aver avuto precedenti rapporti di lavoro con il SSN.
Giovani: i primi beneficiari
Il target dei potenziali utenti è rappresentato, in prevalenza, dalle giovani generazioni, le quali, come indicano l’OMS Regione Europea, sono le fasce potenziali e reali più colpite dal disagio psicologico dall’ecoansia, dalla ripresa di uno stato di guerra nel continente europeo dopo ottant’anni di pace etc. ma, ovviamente, tutti gli altri soggetti fragili. In attuazione di ciò, i Ministri delle Salute Europei a Parigi hanno firmato un patto che, in parte, fa proprie le assi portanti di come le leggi regionali italiane hanno previsto le modalità di erogazione delle prestazioni del servizio di psicologia di cure primarie incardinate all’interno dei Distretti sanitari di base, in particolare nelle Case di Comunità, prestazioni che riscuotono il massimo gradimento da parte dei cittadini e positivamente apprezzati dai medici e gli altri professionisti della salute operanti nelle cure primarie territoriali.
Sarebbe auspicabile che, nell’emanare una nuova proposta di Piano per la salute mentale e il benessere psicologico, fosse prevista una simile programmazione e organizzazione dell’intervento psicologico nelle cure primarie, che registra un consenso così esteso e un apprezzamento da chi ne usufruisce, avrebbe dovuto essere ripresa nell’estensione della proposta nella parte riguardante specifica.
Cosa è previsto, invece, nel nuovo Piano di Azione Nazionale sulla Salute Mentale 2025-2030 (PANSM)
Gli estensori della proposta “il Piano di Azione Nazionale sulla Salute Mentale 2025- 2030”, quasi tutti psichiatri, non hanno coinvolto nella stesura del testo in alcun modo il CNOP, cioè la rappresentanza istituzionale della professione sanitaria di psicologo. In base alla legge Ossicini 18 febbraio 1989, n.56, all’art.1 prevede che: “La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione ricerca e didattica in tale ambito.” Quindi siamo in presenza di una professione sanitaria che, in base alla vigente legislazione italiana è una coprotagonista, a pieno diritto e titolo nell’ambito della salute mentale e del benessere psicologico.
La formulazione della proposta di PANSM così recita: ” Psicologo di primo livello » fondamentale promuovere attività di implementazione di salute e benessere mentale attraverso la strutturazione di percorsi ed attività che interessano l’intera popolazione afferente ad un territorio che dovrebbe beneficiare di figure professionali ed interventi dedicati anche quando si tratta di condizioni di disagio lieve e moderato, fermo restando la priorità per i disturbi mentali gravi stante le risorse limitate. Per tale motivo, si ritiene che l’adozione del modello a matrice precedentemente descritto, in particolare per quanto riguarda il primo livello debba necessariamente prevedere all’interno della microequipe dedicata la figura dello psicologo psicoterapeuta in maniera tale che, sia pienamente integrato nei dipartimenti di salute mentale, selezionato con specifiche competenze psicoterapeutiche e formato (come, in modo similare, avviene per i medici di medicina generale) al lavoro territoriale”.
Scompare lo psicologo di cure primarie
Quindi, al contrario della legislazione vigente e in fieri, lo psicologo di primo livello non è lo psicologo di cure primarie previsto all’interno dei Distretti sanitari di base, di norma nelle Case di comunità, quindi nella specifica organizzazione dipartimentale distrettuale, con una particolare formazione post laurea non psicoterapica, bensì uno psicologo psicoterapeuta incardinato e integrato nel Dipartimento di salute mentale, di fatto la sua prima articolazione territoriale, la cui attivazione e funzionamento sono subalterni alle risorse economiche del DSM, privilegiando prima gli interventi più gravi: ne consegue che tutta la dimostrata finalità di prevenzione e lotta allo stigma dello psicologo di cure primarie la cui attivazione è un investimento non un costo, non è tenuta in alcun conto.
Le conseguenze: stigma e un passo indietro nella prevenzione
Di tutt’altro tono e prospettiva è il già citato TESTO UNIFICATO ADOTTATO COME TESTO BASE “Istituzione del servizio di psicologia di assistenza primaria nell’ambito del servizio sanitario nazionale.
E di analogo tenore e finalità sono le normative regionali già adottate e attuate: come si vede si tratta di due impostazioni nella sostanza, nell’organizzazione e nelle finalità distinte e differenti ed non è comprensibile per quale ragionevole motivo la proposta di PANSM non ne abbia tenuto conto se non, direbbe il maligno, che si vuol dar vita ad una nuova centralità del Dipartimento di salute mentale, dietro una nuova definizione ammaliatrice se non suggestiva di “Dipartimento integrato e inclusivo” usando spesso il binomio salute mentale e benessere psicologico ma, nei fatti, oscurando il potenziale di capacità di prevenzione dello psicologo di cure primarie da una sua forzata clinicizzazione.
In questa visione del Grande DSM sotto il nuovo nome di Dipartimento integrato ed inclusivo si vogliono comprendere interventi non canonici dei DSM quali la Neuropsichiatria infantile (lo stigma inizierebbe dalla scuola materna) e gli psicologi dei consultori, che ovviamente sono parte di altro Dipartimento senza liberarli dalle funzioni improprie richieste dai giudici sulle questioni della genitorialità ecc, prestazioni non previste dal SSN ma tipiche di un perito.
(Un’analisi parimenti critica è quella del Consiglio Nazionale Ordini Psicologi il 29 luglio scorso, che ha espresso forti preoccupazione per “la collocazione impropria dello ‘psicologo di primo livello’ all’interno dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), anziché nelle Case di Comunità e nei Distretti” e per “il rischio di una “psichiatrizzazione” dei percorsi sin dall’infanzia” – ndr.)
L’alternativa
È augurabile, che, in virtù di un confronto partecipato, condiviso e concertato con le rappresentanze ordinistiche, scientifiche e sindacali delle psicologhe e degli psicologi , Governo, Regioni, Province autonome e Enti locali integrino il PANSM per quanto non adeguatamente previsto per il servizio di psicologia di assistenza primaria, rendendolo compattibile alle finalità e modalità previste dalla vigente legislazione e quella in fieri, gli indirizzi dell’OMS Regione Europea e l’intesa dei Ministri europei della salute.
Sarebbe la risposta giusta per contrastare il disagio psicologico promuovendo la tutela e la promozione del benessere psicologico…le giovani generazioni, e non solo, ne renderebbero merito.
L’articolo è a firma del Prof. Francesco Saverio Proia, esperto di professioni della salute, già dirigente del Ministero della Salute