Il 9 settembre 2025 la Conferenza delle Regioni ha approvato le Linee di indirizzo per l’attività oraria dei medici del ruolo unico di assistenza primaria nelle Case della Comunità. Un passaggio chiave nell’attuazione del DM 77/2022, che ridisegna il volto dell’assistenza territoriale in Italia. Le nuove disposizioni danno attuazione concreta all’Accordo Collettivo Nazionale aggiornato nell’aprile 2024 e confermano un principio già sancito: i medici non saranno più solo “di famiglia”, ma anche parte attiva di un sistema di cure capillare, orario e integrato.
Un sistema fondato sulla prossimità
Le Case della Comunità diventano il punto di riferimento fisico e simbolico della nuova sanità di prossimità. Facili da raggiungere e chiaramente riconoscibili, queste strutture hub e spoke saranno connesse a consultori, ospedali di comunità, farmacie, centrali operative e servizi sociali. L’obiettivo è garantire accessibilità, continuità e integrazione dei servizi, superando la frammentazione tra setting assistenziali e rafforzando la presa in carico dei pazienti fragili e cronici.
Medici del ruolo unico: obblighi e funzioni
Dal 2025, tutti i medici incaricati entreranno, perciò, a far parte del ruolo unico di assistenza primaria, che prevede un doppio impegno: attività a ciclo di scelta (per i pazienti assistiti) e prestazioni orarie programmate nelle sedi territoriali. Si tratta di un modello organizzativo più flessibile, che mira a una presenza medica più diffusa, costante e coordinata con i referenti delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e delle Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP).
Le prestazioni orarie verranno garantite:
- 24 ore su 24, 7 giorni su 7 nelle Case della Comunità hub
- 12 ore al giorno, 6 giorni su 7 nelle sedi spoke
Un presidio per i bisogni non differibili
Nelle fasce orarie previste, le Case della Comunità assicureranno la presenza medica per la gestione di bisogni sanitari non differibili, l’assistenza a cittadini non residenti, turisti e studenti fuori sede, nonché l’eventuale rilascio di prescrizioni, certificazioni e proposte di ricovero. Il tutto in coordinamento con la Centrale Operativa 116117 per l’accesso alle cure primarie e domiciliari. Il modello sostituisce, quindi, la tradizionale guardia medica con una presenza continuativa, organizzata e integrata nel sistema territoriale.
Lavoro d’équipe e presa in carico
Uno degli elementi centrali della riforma è l’introduzione di un approccio multidisciplinare e interprofessionale. I medici lavoreranno in equipe con infermieri, assistenti sociali, ostetriche, psicologi e altri professionisti della salute. La condivisione dei piani di cura sarà facilitata da strumenti interoperabili come il Fascicolo Sanitario Elettronico e piattaforme di telemedicina, promuovendo una presa in carico proattiva e una maggiore tempestività nelle risposte.
Cronicità e prevenzione al centro
Oltre all’attività ambulatoriale, i medici saranno coinvolti in azioni mirate alla gestione della cronicità, al mantenimento dell’autonomia dei pazienti e alla prevenzione. Ciò include attività educative, campagne di screening, promozione di stili di vita sani, interventi sui gruppi a rischio e medicina d’iniziativa, anche attraverso la stratificazione della popolazione in base ai bisogni assistenziali. Una medicina che non si limita a curare, ma che mira ad anticipare il bisogno.
Strumenti, tecnologie e formazione
Le Case della Comunità saranno dotate di apparecchiature diagnostiche di primo livello (come ECG, ecografi e test rapidi), strumenti informatici compatibili con il FSE, accesso a banche dati cliniche e dispositivi per la telemedicina. I medici dovranno partecipare a percorsi di formazione obbligatoria, tra cui corsi di Basic Life Support – Defibrillation (BLS-D) e addestramento all’uso delle nuove tecnologie, in linea con i programmi regionali.
