Suicidio assistito: la Corte Costituzionale torna a pronunciarsi

L’articolo 579 del Codice penale non è incostituzionale, dice la Corte, anche nel caso punisca i sanitari che aiutano i pazienti consenzienti ma incapacitati ad assumere il farmaco letale. Le persone, però, hanno diritto di essere accompagnate dal SSN nella procedura di SMA e anche nel reperimento dei dispositivi idonei.
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Il commento del Professor Pasquale Giuseppe Macrì per il quale “il significato della sentenza è che l’SSN non può rimanere passivo ma deve agire da garante fornendo soluzioni concrete che trasformino il diritto al fine vita in realtà”.

Con Sentenza 132/2025 (ECLI:IT: COST:2025:132) depositata il 25 luglio, la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell’art. 579 del Codice penale sollevate dal Tribunale di Firenze. 

Il caso riguardava una persona affetta da sclerosi multipla, le cui condizioni rientrano nei criteri stabiliti dalla storica sentenza n. 242 del 2019. Tuttavia, a causa della perdita totale della funzionalità degli arti e dell’assenza di dispositivi adeguati (come pompe infusionali attivabili tramite movimento o comandi vocali), la persona non è era in grado di agire autonomamente.

“Il Tribunale di Firenze, chiamato a pronunciarsi con urgenza sul caso, ha sollevato una questione di legittimità costituzionale sull’articolo 579 del codice penale – che sanziona l’omicidio del consenziente – rilevando come la norma, nella sua attuale formulazione, produca una discriminazione ingiustificata nei confronti di chi, per gravi limitazioni fisiche, non può esercitare un diritto già riconosciuto” spiega il professor Pasquale Giuseppe Macrì, direttore del Dip. di Medicina Legale e Tutela dei Diritti dell’Azienda Usl Toscana Sud Est.

La Corte ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità rilevando il giudice di Firenze si fosse limitato a constatare che le ricerche di mercato della singola Asl e non avesse coinvolto «organismi specializzati operanti, col necessario grado di autorevolezza, a livello centrale, come, quanto meno, l’Istituto superiore di sanità, organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale».

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Pasquale Macrì

Oltre la sentenza

“A prescindere dalla pronuncia di inammissibilità, la sentenza si segnala per due passaggi di grande rilievo – spiega Macrì – sia civile che giuridico. In primo luogo stabilisce, come il comunicato della Corte sottolinea esplicitamente, che ove i dispositivi per l’autoamministrazione anche in condizioni di paralisi potessero essere reperiti in tempi ragionevolmente correlati allo stato di sofferenza del paziente, questo «avrebbe diritto ad avvalersene»”.

“In secondo luogo la sentenza dichiara che la persona rispetto alla quale siano state verificate le condizioni di accesso all’opzione di fine vita « ha diritto di essere accompagnata dal Servizio sanitario nazionale nella procedura di suicidio medicalmente assistito (SMA), diritto che, secondo i principi che regolano il servizio, include il reperimento dei dispositivi idonei, laddove esistenti, e l’ausilio nel relativo impiego»”.

“Questi – conclude Macrì – sono passaggi importanti perché stabiliscano che il SNN non può essere passivo davanti al diritto della persona che abbia i requisiti per accedere al SMA. Al contrario, il SNN, dice la Corte Costituzionale, deve essere il garante di questo diritto. Alla sanità pubblica è richiesto di fare i passi i passi concreti per attuare il diritto al fine vita, a partire dalla ricerca dei dispositivi che possono facilitarla nel rispetto delle norme vigenti. Questo è il significato della sentenza e mi auguro che, entrando nella giurisprudenza, il pronunciamento della Corte rappresenti un incentivo ulteriore per lo Stato di farsi carico della sofferenza e della dignità di chi, in condizioni di dolore e malattia incurabili, scelga di far valere un diritto ancora troppo spesso rallentato e negato”.

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