Un solo punto nascita per aumentare la qualità del servizio: la decisione dell’Azienda sanitaria Friuli Occidentale

Giuseppe Tonutti, Direttore Generale dell’Azienda sanitaria Friuli Occidentale, racconta la riduzione da tre a un unico punto nascita nel territorio di competenza. Una decisione strategica che ha generato maggiore sicurezza per le partorienti, nuove attività assistenziali sul territorio e un recupero annuo stimabile in 3 milioni di euro all’anno.
punto nascita Friuli

Ma il cambiamento, avverte il DG, non è mai semplice: “Anche quando è la cosa giusta da fare, ci si scontra con forti resistenze”.

Riorganizzare per migliorare

Tre anni fa l’Azienda Sanitaria Friuli Occidentale contava tre punti nascita attivi: due pubblici (a San Vito al Tagliamento e a Pordenone) e uno privato convenzionato. Tutti al di sotto della soglia di sicurezza dei 1000 parti l’anno. Nel 2022 si erano registrati poco più di 500 parti a San Vito al Tagliamento, meno di 1.000 a Pordenone e circa 700 presso la struttura convenzionata, anch’essa collocata a Pordenone.

La scarsità di personale – in particolare di ginecologi – aveva costretto la direzione aziendale a ricorrere a gettonisti presso la sede di San Vito al Tagliamento, compromettendo la continuità dell’équipe e aumentando i rischi clinici. “Lavorare con i gettonisti significa non avere un’equipe strutturata, ma solo turnisti che entrano, escono e non collaborano tra loro” racconta Giuseppe Tonutti, DG dell’Azienda Sanitaria Friuli Occidentale. “Per noi quel modello non garantiva la sicurezza necessaria alle partorienti”.

Dal ridimensionamento al rafforzamento

“Nel novembre 2023 è stata sospesa l’attività del punto nascita di San Vito. La proiezione dei parti era ormai al limite della soglia minima dei 500 parti, forse leggermente sotto. Come prevede la normativa, l’attività del reparto andava sospesa. Le partorienti sono state indirizzate verso Pordenone, che nel frattempo stava scendendo verso i 900 parti annui. Ciò ha permesso di avere circa 1.500 parti presso la sede di Pordenone nell’anno 2024. Il punto nascita convenzionato aveva mantenuto 700 parti.

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Giuseppe Tonutti

Nei primi mesi del 2025, l’azienda sanitaria aveva necessità di sostituire alcune ostetriche, pertanto ha pubblicato un bando per tale figura professionale, con l’obiettivo di assumere 6 unità. Visto il trend di nascite al quale si stava assistendo, le ostetriche del punto nascita convenzionato hanno fatto in massa domanda. A quel punto si è deciso di assumerne 15, rafforzando la presenza di ostetriche per turno in reparto e sala parto, accelerando la chiusura anche di quel punto nascita, oramai rimasto senza ostetriche in grado di sostenere il servizio. L’operazione è stata fatta ponendo la massima attenzione a non far rimanere nessuno senza lavoro.

Da giugno 2025, l’Azienda ha unificato tutte le attività presso il punto nascita di Pordenone, portandolo ad una proiezione annua di circa 1900 parti. In termini di attività, oggi è il più grande del Friuli-Venezia Giulia”.

Dal taglio dei reparti a nuovi servizi sul territorio

La riorganizzazione ha liberato risorse economiche significative: “Parliamo di circa 3 milioni di euro annui” complessivi, spiega il DG, parte sul bilancio dell’azienda e parte lasciati alla struttura privata accreditata per acquisire altre prestazioni delle quali il territorio è carente.

Pur con un numero di ostetriche rimasto sostanzialmente lo stesso, la riorganizzazione ha permesso di investire nella rete territoriale. Le ostetriche sono state riallocate su nuovi servizi di prossimità: assistenza pre e post-parto, percorsi per gravidanze a basso rischio, monitoraggi domiciliari, attività di prevenzione. “Ogni donna ha oggi un contatto con un’ostetrica che la segue anche dopo il parto. Un servizio che prima non esisteva”.

Una sfida tra innovazione e resistenza al cambiamento

Nonostante l’ampio consenso tra i professionisti sanitari, il percorso è stato tutt’altro che semplice. “Abbiamo fatto la cosa giusta, condivisa da tutti i professionisti coinvolti. Eppure, ci siamo scontrati con forti resistenze” sottolinea Tonutti. Il cambiamento, anche se necessario e ben motivato, genera sempre opposizione: “La sanità non è più quella di trent’anni fa, ma fuori dall’azienda si fatica ad accettarlo. Il cambiamento spaventa e in sanità è sempre delicato. Senza una continua revisione dell’offerta però il declino della sanità pubblica è inevitabile”.

Il ruolo del Direttore Generale oggi 

La riorganizzazione dei punti nascita è stata possibile grazie a una visione strategica, ma anche a un’attenta gestione del personale e delle risorse. “La sfida non è solo progettare bene, ma saper gestire le relazioni esterne, le pressioni politiche, le aspettative sociali” sottolinea Tonutti.

Per il DG, innovare oggi significa non solo adottare nuove tecnologie o riorganizzare i servizi, ma anche “trovare il coraggio di fare ciò che è necessario, convincere le persone e resistere a tutti coloro che cercano di impedirglielo”. 

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