MMG e Case di Comunità: simul stabunt, simul cadent

“Senza Medici di famiglia le case di Comunità falliscono. Ma anche i Medici non possono più farcela da soli. Integrazione e semplificazione renderanno nuovamente attrattiva la professione” dice Federico Argiolas, Commissario Straordinario ASL Oristano. Sugli Infermieri di Comunità: “Nel loro caso, nuove assunzioni non possono essere evitate”
“Senza Medici di famiglia le case di Comunità falliscono. Ma senza Case di Comunità, i Medici da soli falliscono ugualmente. Integrazione e semplificazione renderanno nuovamente attrattiva la professione” dice Federico Argiolas, Commissario Straordinario ASL Oristano. Sugli Infermieri di Comunità: “Nel loro caso, nuove assunzioni non possono essere evitate”

Ci sono diverse ombre sulla missione 6 del PNNR e, in particolare, sull’avanzamento delle Case di Comunità e la loro operatività una volta completate le opere strutturali. Secondo il report Agenas rilasciato a maggio 2025 (e riferito al secondo semestre 2024) delle 1717 Case di Comunità programmate le ‘Strutture da programmazione regionale assimilabili a CdC con tutti i servizi obbligatori dichiarati attivi incluso presenza medica e infermieristica secondo DM77/2022erano solo 46. 485 avevano almeno un servizio. 158 e 122 rispettivamente avevano presenza medica o infermieristica. A settembre 2025 la CGIL, citando i dati della piattaforma di monitoraggio ReGiS predisposta dal MEF ha rilasciato la seguente nota.

«A giugno 2025 – dichiara la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi – risultano effettuati pagamenti per 486,1 milioni di euro, dunque, a pochi mesi dalla scadenza (marzo 26 ndr), è stato speso solo il 17,1% dei fondi disponibili». Dei progetti finanziati, ne risultano completati 50, pari al 3,5% del totale. Resta poi il nodo del personale: «per il corretto funzionamento di queste strutture – ricorda Barbaresi – occorrerebbe assumere almeno 35mila unità tra infermieri, operatori sociosanitari, assistenti sociali e altre figure professionali, medici esclusi. Ma ad oggi non risulta nessuna interlocuzione tra Ministri della Salute e dell’Economia a garanzia delle coperture economiche necessarie».

Il Caso di Oristano. Medici di Medicina Generale e infermieri di Comunità: i due pilastri del DM 77 a rischio

La Sardegna è stata tra le prime Regioni in Italia a sperimentare quello che è, ormai, un problema strutturale della sanità italiana: la carenza di MMG. «Nel territorio della Asl 5 di Oristano – spiega il Commissario Straordinario Federico Argiolas – su 125 sedi ne abbiamo attualmente 57 scoperte, senza considerare i prossimi pensionamenti. Stessa proporzione per i pediatri di libera scelta. È una situazione che abbiamo affrontato a livello locale e regionale grazie alla disponibilità degli MMG stessi, sia aumentando il numero di pazienti per Medico, sia attraverso la soluzione, ormai sperimentata negli anni, degli ambulatori straordinari di comunità territoriale (ASCoT)».

«Queste misure “straordinarie” si sono rese necessarie poiché oggi il 26% del bacino di utenza rimane senza Medico di Medicina Generale e non possiamo lasciare come unico riferimento per i bisogni di salute la Continuità assistenziale (ex guardia medica) nel corso delle notti e nei giorni festivi o, addirittura, costringere a rivolgersi ai servizi di Pronto Soccorso anche per i problemi meno gravi e non urgenti».

Chi lavorerà nelle Case di Comunità?

Sono due le CdC HUB della Asl 5 di Oristano e 3 Spoke per le quali sono in corso lavori di costruzione o di ammodernamento di precedenti poliambulatori. «La sfida importante è popolarle di professionisti» spiega Argiolas. Meno grave il problema per gli specialisti ambulatoriali, che possono continuare a svolgere il proprio lavoro in una nuova sede, o nella loro sede abituale ammodernata. Ma lo stesso non si può dire degli Infermieri di Comunità.

«Gli infermieri – spiega il Commissario Straordinario – hanno, già, altre mansioni in ospedale o a casa dei pazienti. Non possono essere spostati. Sarà necessario assumerne di nuovi».  Ancora diverso il caso dei MMG. «Non si tratta soltanto di definire una nuova modalità di organizzazione del lavoro, più integrato con altri professionisti e le varie funzioni ASL, quanto di trovare nuove leve che vengano a rafforzare la medicina generale. La carenza è precedente alle CdC. Già ora riusciamo a coprire poco più del 50% delle sedi previste per gli MMG».

Perché mancano i MMG?

«È una professione esigente: richiede passione e molta disponibilità perché si diventa il punto di riferimento per la salute delle persone. È vero che prendere in carico la persona a 360° e seguirne il percorso di vita è uno dei punti più alti della professione medica, e molti MMG abbracciano il loro lavoro con grande entusiasmo. Ma altri sentono, anche, che il ruolo del MMG è stato snaturato nel tempo, trasformandolo in un incarico sempre più appesantito dalla burocrazia e poco integrato nella organizzazione del percorso del paziente nei vari livelli di complessità. A questo si aggiunga che il riconoscimento retributivo per lavorare nei territori rurali non viene ritenuto adeguato a compensare il disagio personale. Per questo ci sono molti meno MMG di quanti ne servano».

La soluzione può essere anche nel processo di semplificazione e progressiva integrazione

«Ho la speranza che CdC e MMG possano diventare le une le soluzioni ai problemi degli altri. Una CdC senza MMG e infermieri di comunità è vuota, e fallisce la missione del DM 77. Ma la professione dei MMG è in crisi e i medici, da soli, come abbiamo visto, non ce la fanno più. L’integrazione delle professioni, l’aiuto degli infermieri e le tecnologie che riducono la necessità di una visita in presenza (per esempio per il rinnovo di alcuni piani terapeutici) e avvicinano alla casa del paziente il monitoraggio delle patologie croniche potrebbero portare ad una semplificazione e sburocratizzazione del lavoro del MMG, rendendo la professione nuovamente attraente per i giovani medici».

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di Tommaso Vesentini
2 Ottobre, 2025

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