All’Istituto Scientifico Medea – La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, in provincia di Lecco, in collaborazione scientifica con il Policlinico di Milano, è stato introdotto un nuovo modello comunicativo dedicato ai pazienti del reparto di Neuropsichiatria Infantile. Si tratta della CAA, Comunicazione Aumentativa e Alternativa, che utilizza simboli, immagini e oggetti per rappresentare azioni, stati d’animo e bisogni, consentendo una comunicazione efficace anche in presenza di problematiche cognitive e linguistiche.
La CAA nella pratica clinica
La CAA si propone di superare le barriere comunicative nei bambini con disturbi dello spettro autistico e altre patologie del neurosviluppo, offrendo strumenti visivi allo scopo di favorire comprensione e partecipazione nel percorso di cura. Un modello in linea con quanto sottolineato nella Carta dei diritti del bambino in ospedale, promossa dalla rete degli Ospedali Pediatrici, secondo cui “ogni bambino ha diritto a ricevere informazioni sulle proprie condizioni e sulle procedure sanitarie con un linguaggio accessibile e adeguato al proprio sviluppo”.
“Nel nostro reparto accogliamo bambini e bambine con disturbi dello spettro autistico o disturbi del neurosviluppo complessi – spiega la dottoressa Morena Achilli, coordinatrice infermieristica del reparto -. Per tutti loro, sottoporsi alle necessarie procedure diagnostiche e terapeutiche può essere una fonte di ansia, a maggior ragione se hanno problemi nella sfera comunicativa”.
Come funziona
Per questo, ogni mattina i pazienti del reparto ricevono un programma del giorno tradotto in simboli. Visite, attività ed esami diagnostici sono presentati in forma visiva ed illustrati dagli infermieri insieme ai caregiver. Un accorgimento semplice ma efficace, che consente ai piccoli pazienti di affrontare le proprie giorante con maggiore consapevolezza e tranquillità.
Letture accessibili per il tempo libero
L’iniziativa non si limita alla comunicazione di attività strettamente legate alla cura, ma si estende anche al tempo libero con la biblioteCAA, una biblioteca inclusiva nella quale i libri sono stati adattati ai principi della Comunicazione Aumentativa e Alternativa.
“Abbiamo pensato anche al loro tempo libero – prosegue la dottoressa Achilli – creando una biblioteCAA, una biblioteca accessibile, basata sulla Comunicazione Aumentativa e Alternativa, dove anche i libri parlano attraverso simboli e immagini”. I protagonisti nella realizzazione di questo progetto sono stati giovani e bambini con disturbi del neurosviluppo o con difficoltà cognitive e comportamentali che, accompagnati dai loro educatori, hanno utilizzato un software dedicato per tradurre i libri in simboli, diventando essi stessi promotori di inclusione e comunicazione. Un’attività che ha permesso loro di imparare le regole della CAA e, allo stesso tempo, di offrire un contributo concreto ai pazienti ricoverati”.
Oltre ogni barriera
La comunicazione Aumentativa e Alternativa non è utile solo in contesti clinici, ma può diventare modello trasversale, applicabile in diversi ambiti della vita quotidiana.
“La CAA è trasversale e accessibile per tutte le età, le lingue e le culture – conclude la dottoressa Achilli -. È uno strumento prezioso, che dà voce a tutti. Aspetti come la biblioteCAA sono esempi concreti di collaborazione tra centri di ricerca, esperienze cliniche e progetti di integrazione sociale».