Una tappa «importante e necessaria» nella lotta ai disturbi alimentari, che valorizza le risorse esistenti e che introduce importanti novità, come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la diagnosi precoce dei disturbi: il Consiglio Regionale della Basilicata ha approvato la nuova legge n.28/2025 sui disturbi del comportamento alimentare, «un importante segnale di civiltà e responsabilità – così Nicola Morea (Azione), Consigliere Regionale – è un testo che affronta con coraggio un tema delicato e sempre più attuale, che riguarda tante famiglie lucane e non solo, perché la legge è applicabile anche in altre regioni».
Le misure
La legge n.28/2025 prevede una serie di misure concrete, come campagne di sensibilizzazione, il potenziamento dei servizi multidisciplinari e il supporto diretto ai pazienti e ai loro familiari. Nello specifico, con il nuovo provvedimento viene introdotto l’utilizzo di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale applicata alla diagnosi precoce, e l’implementazione di una piattaforma digitale dedicata al monitoraggio continuo dei pazienti, con l’obiettivo di rendere il sistema sanitario più moderno ed efficiente, capace di rispondere alle esigenze dei pazienti.
Inoltre, la normativa prevede l’istituzione di una cabina di regia a livello regionale, incaricata di coordinare le varie iniziative, insieme alla creazione di una rete integrata di ambulatori e centri residenziali specializzati nella gestione dei disturbi alimentari. Un elemento innovativo è l’introduzione del “Codice Lilla” nei Pronto Soccorso, concepito per garantire una risposta rapida e appropriata alle emergenze legate ai disturbi alimentari. Viene data molta importanza alla prevenzione, attraverso progetti educativi destinati alle scuole, finalizzati a sensibilizzare gli studenti sui rischi e le problematiche connesse a tale tematica.
Educazione, prevenzione, cura
La legge sui disturbi alimentari risponde a «fattori educativi, fattori di prevenzione e fattori di diagnosi e di cura – così il Consigliere Morea – Abbiamo voluto mettere in campo un’attenzione profonda alla questione dei disturbi del comportamento alimentare. È un mondo in profonda evoluzione, e sono soprattutto i più giovani ad esserne coinvolti. Questa norma – prosegue – accende un faro su un tema diventato di stretta attualità e che, stando ai dati, sarà anche più presente in futuro: sono tanti i giovani, soprattutto ragazze, alle prese con i disturbi del comportamento alimentare. E tante le forme e i modi in cui questi disturbi si manifestano. La necessità è quella di avere un approccio terapeutico al problema, ma tenendone ben presenti anche la dimensione sociale e comportamentale».
Attenzione al territorio
Non solo innovazione, ma anche esperienza: con la proposta di legge si è scelto anche di mettere al centro le risorse e le eccellenze del territorio lucano. «La legge si propone di considerare il centro “G. Gioia” di Chiaromonte (PZ), ultra-specializzato e già attivo nell’ambito da tantissimi anni, come un punto cardine intorno al quale creare poi una rete di ambulatori che copra l’intero territorio. È inoltre indispensabile la sensibilizzazione delle famiglie e la formazione nelle scuole, rivolta agli studenti e al personale docente, con l’obiettivo di intercettare il più precocemente possibile il problema».
Un modello replicabile
Un’innovazione non solo per la Basilicata, ma potenzialmente per tutta l’italia. «Sicuramente la legge è applicabile anche in altre regioni. Il problema relativo ai disturbi alimentari non è certo limitato a una parte del territorio nazionale, bensì diffuso ormai in maniera capillare. La norma, dunque, è senz’altro applicabile altrove, ma serve un governo nazionale sul tema. Il Ministero della Salute qualche anno fa ha lanciato e finanziato un progetto speciale intercettato a livello locale per far fronte al problema dei disturbi del comportamento alimentare, che mi pare stia dando risultati importanti. Alcune regioni, tra cui la Basilicata, hanno potuto beneficiare di fondi per assumere personale e aprire ambulatori. Quella che è una sperimentazione, tuttavia, deve diventare una struttura permanente dell’offerta sanitaria».