Il personale sanitario nel servizio pubblico continua a crescere, ma non in modo uniforme. È quanto emerge dai dati 2023 del Conto annuale, diffusi dalla Ragioneria Generale dello Stato, che analizza gli occupati nel Servizio sanitario nazionale. Mentre il comparto registra un generale incremento, le professioni infermieristiche seguono un andamento diverso, segnando una flessione che solleva alcune riflessioni sul futuro della professione nel settore pubblico.
Quasi 13 mila infermieri in meno nel pubblico
Nel corso del 2023 si è registrata una diminuzione di 12.869 unità tra gli infermieri impiegati nel settore pubblico rispetto all’anno precedente. Un dato significativo, che riguarda in larga parte personale femminile. La contrazione, tuttavia, non riflette un calo della professione in senso assoluto: il numero di iscritti all’Albo degli infermieri è rimasto stabile nel 2023, con previsioni di crescita per il biennio successivo.
Il personale c’è, ma sceglie altre strade
A fronte della stabilità negli elenchi professionali, la riduzione del personale nel pubblico suggerisce un cambiamento nelle scelte lavorative degli infermieri. Secondo i dati raccolti da FNOPI, il numero complessivo degli iscritti è destinato a salire di circa seimila unità nel 2024-2025. La professione, quindi, continua ad attrarre, ma cresce la quota di chi sceglie contesti lavorativi diversi da quelli del SSN.
Pensionamenti e nuove opportunità
A spiegare il fenomeno concorrono diversi fattori. In primo luogo, si è esaurita la fase di potenziamento del personale legata all’emergenza pandemica, durante la quale molti enti avevano ampliato gli organici per far fronte alla crisi sanitaria. Parallelamente, si sta raggiungendo il culmine della cosiddetta “gobba pensionistica”, un’ondata di pensionamenti prevista da tempo, che sta riducendo progressivamente il numero di infermieri in servizio.
A questi elementi si aggiungono due tendenze ormai consolidate: da un lato l’aumento del numero di infermieri che scelgono di lavorare all’estero, dall’altro la crescita costante della libera professione, come evidenziato anche dai dati ENPAPI, l’ente previdenziale di riferimento. Una trasformazione che riflette nuove esigenze professionali e una ricerca di maggiori spazi di autonomia lavorativa.