Dai droni alle escape room, passando per la realtà virtuale e il teatro, l’obiettivo è creare consapevolezza e prevenzione tra lavoratori e studenti, con particolare attenzione alla formazione dei giovani e alla salute degli anziani.
«L’innovazione non è solo trasformazione, ma anche l’introduzione di elementi completamente nuovi» spiega Michele Brait, già Direttore Generale dell’ATS Brianza; un concetto che prende forma concreta nei progetti che l’Agenzia per la Tutela della Salute ha avviato sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro e della prevenzione sanitaria.
Uno degli ambiti più innovativi è quello legato all’uso della tecnologia nei controlli ambientali e nei cantieri. «Abbiamo iniziato a utilizzare i droni per le ispezioni in aree difficilmente accessibili agli operatori. Questo ci permette di migliorare la sicurezza e ottenere un punto di vista più ampio, utile anche per verifiche ambientali».
Due prototipi sperimentali ne sono la dimostrazione: uno per la rilevazione dell’amianto sui tetti dei siti produttivi, basato su fotometria e riflessione dei materiali; l’altro per il campionamento delle acque lacustri e superficiali, finalizzato a valutare la balneabilità e il livello di inquinamento. «Prima non c’erano e ora possono fare la differenza nella prevenzione ambientale».
Prevenzione e sicurezza: un approccio emozionale per formare i giovani
Al centro delle azioni dell’ATS Brianza c’è una convinzione forte: prevenzione e sicurezza non si insegnano solo con le regole, ma coinvolgendo le emozioni. Un approccio innovativo e profondamente umano che si rivolge in particolare alle scuole, soprattutto agli istituti tecnici e professionali.
«Abbiamo ideato percorsi formativi esperienziali per studenti, fondati sulle emozioni. Il nostro cervello fissa meglio ciò che vive con intensità emotiva» spiega Brait. Con l’uso della realtà virtuale, gli studenti indossano visori e vengono proiettati in scenari lavorativi realistici: cantieri, officine, ambienti produttivi dove devono individuare pericoli e adottare le giuste contromisure.
«Se sbagliano, sperimentano virtualmente una caduta da un’impalcatura o ferite simulate. Questo impatto emotivo è ciò che li aiuterà a ricordare come lavorare in sicurezza. Un infortunio virtuale lascia il segno più di qualsiasi lezione teorica».
Escape room, teatro e dispositivi: vivere la sicurezza sulla propria pelle
Il Laboratorio interattivo sulla sicurezza sul lavoro, inSAFE LAB, sviluppato in collaborazione con UniverLecco, affianca alla realtà virtuale anche esperienze collettive come una escape room: «Un gioco di squadra che dimostra come solo scegliendo insieme i giusti dispositivi di protezione si può “uscire” dal pericolo». Questo spazio attrezzato è già presente sul territorio per ospitare classi e gruppi di studenti.
C’è poi il teatro, con rappresentazioni che portano in scena storie vere di infortunio, narrate dagli stessi operatori ATS. «Raccontiamo esperienze drammatiche, come la comunicazione di una morte sul lavoro ai familiari, per far comprendere il valore della vita e la responsabilità collettiva della sicurezza». La narrazione si accompagna a scenografie simboliche e momenti di confronto con i ragazzi su casi reali.
Oltre alla dimensione narrativa, gli studenti vivono anche esperienze tattili: indossano caschetti, imbracature, respiratori. «Toccare con mano cosa vuol dire proteggersi li rende più consapevoli dei rischi concreti e delle misure necessarie per evitarli».
Tecnologia al servizio della salute, anche in età avanzata
L’innovazione non riguarda solo i giovani. Un altro progetto di rilievo è ACTIVE 3, sviluppato in collaborazione con il Politecnico di Milano-sede di Lecco. Si tratta di uno studio rivolto agli over 65 per valutare come uno stile di vita attivo possa migliorare la qualità della vita in età avanzata.
«Attraverso smartwatch e dispositivi indossabili, monitoriamo i parametri di salute dei partecipanti che aderiscono a gruppi di cammino, attività ludiche e momenti di socializzazione». I dati raccolti vengono poi confrontati con quelli di soggetti sedentari, per misurare l’impatto effettivo delle buone pratiche.
Non manca l’aspetto motivazionale: chi segue le indicazioni riceve premi, sconti o inviti a eventi. «Anche per gli anziani, la tecnologia può diventare uno strumento per vivere meglio e più a lungo, con un beneficio che ricade su tutta la collettività».
Gli studenti? Scettici all’inizio, entusiasti alla fine
Le reazioni dei giovani ai progetti sono eloquenti. «All’inizio sono titubanti, soprattutto davanti a temi pesanti come la morte o l’infortunio. Ma poi si appassionano, partecipano, si confrontano etornano a casa con qualcosa su cui riflettere. Questo per noi è il segnale che stiamo andando nella direzione giusta» conclude Brait.
L’obiettivo è trasformare la sicurezza in una cultura condivisa, che parta dalla prevenzione, si basi sull’innovazione e metta al centro l’esperienza umana.