A seguito della Toscana, anche la Sardegna ha una legge per la morte medicalmente assistita. La norma, che legifera un tema marginale sul lato numerico degli assistiti ma dall’ingente peso politico, punta a rispondere alla sentenza della Corte costituzionale che nel 2019 ha reso legale la pratica della morte medicalmente assistita. Da quando è entrata in vigore, in Toscana sono stati due i pazienti a richiedere questa pratica per mettere fine alle proprie sofferenze.
Alla sentenza di sei anni fa, però, il legislatore nazionale non ha mai fatto conseguire una normativa che regolasse tempi e modalità per la pratica, nonostante le numerose sollecitazioni della Corte. Di conseguenza, siccome la competenza sanitaria è concorrente fra lo Stato e le Regioni, sono quest’ultime a farsene carico, o almeno quelle intenzionate a farlo.
Cosa prevede la legge
Il contenuto della legge regionale sarda è molto simile a quello approvato dalla giunta toscana nel febbraio di quest’anno. Infatti, entrambe sono scritte sulla base della proposta di legge popolare dell’associazione Luca Coscioni, presentata in tutto il paese con il titolo di “Liberi subito”. La sentenza della Corte prevede che sia possibile procedere alla pratica di morte medicalmente assistita solamente in caso sussistano quattro condizioni. Il paziente che chiede di accedere a questa pratica deve essere in grado di prendere questa decisione consapevolmente ed essere sostenuto da trattamenti di sostegno vitale. La definizione di questi trattamenti è labile e questo è un altro punto di scontro nell’agone politico. Inoltre, la patologia da cui è affetto deve essere irreversibile e causare gravi sofferenze fisiche o psicologiche, fino a ritenerle intollerabili.
La norma sarda definisce gli stessi tempi di quella Toscana: per presentare la propria domanda alla commissione apposita il degente ha 37 giorni di tempo. Questa commissione sarà costruita da sette professionisti sanitari, di cui sei fissi. La componente fissa sarà costituita da uno psicologo, uno psichiatra, un neurologo, un infermiere, un anestesista e un palliativista. A questi si aggiungerà ogni volta uno specialista della patologia del paziente.
La commissione avrà quindi 20 giorni per verificare tutti i requisiti clinici e procedurali, con una proroga di cinque giorni per eseguire eventuali approfondimenti. Successivamente, un comitato etico preposto ha altri sette giorni per pronunciarsi. In caso di responso favorevole, entro dieci giorni verranno definite le modalità per l’auto-somministrazione del farmaco in ospedale. Questa deve avvenire entro una settimana. Alternativamente, il malato può assumere il farmaco anche in hospice o a casa, sotto la supervisione di un medico dell’azienda sanitaria competente.
Le dichiarazioni
«La Sardegna – specificano Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – è così la seconda Regione, dopo la Toscana, a dotarsi di questa legge di civiltà, volta a impedire il ripetersi di casi di persone che hanno dovuto attendere una risposta per mesi, o addirittura per anni, in una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile». «È una legge di civiltà e di responsabilità istituzionale» ha commentato la presidente della commissione Sanità Carla Fundoni (Pd). «Una legge che mette al centro la libertà e la dignità della persona, sostenuta e accompagnata senza imposizioni, nel rispetto della sua volontà. Con questo voto, ribadiamo che la politica deve affrontare anche i temi più delicati con coraggio, assumendosi la responsabilità di garantire diritti e di non lasciare nessuno solo di fronte alla sofferenza».
A fare da contraltare agli esponenti della maggioranza a cui fa capo la giunta Todde, ci sono stati i partiti di governo. In primis, il capogruppo al consiglio regionale Paolo Truzzu (FdI) che l’ha definita «una legge manifesto nella speranza di blandire una fetta dell’elettorato. Un provvedimento inutile, che esula dalle competenze del Consiglio e quindi rischia di essere cassato dalla Corte costituzionale. Una legge applicabile in pochi casi e che finirà per creare solo illusioni tra i cittadini».
