La sorveglianza Passi d’Argento, curata e pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità, certifica che nel biennio 2023-2024 il 14% dei soggetti con età superiore ai 65 anni è a rischio isolamento sociale. Rientra in questa categoria chi non ha avuto nessun contatto diretto, nemmeno telefonico, o partecipato ad attività sociali di aggregazione, come frequentare centri anziani, associazioni, circoli o momenti di festa. Bisogna comunque considerare che, rispetto al 2016 quando si attestava al 21%, la quota di anziani a rischio di isolamento sociale si è ridotta.
Definizione di isolamento sociale
All’interno del portale Passi d’Argento sono descritte due accezioni di isolamento sociale:
- soggettiva: penuria percepita nelle proprie risorse sociali, come la compagnia o il sostegno sociale;
- oggettiva: mancanza di contatto con gli altri a causa di fattori situazionali (ridotta dimensione del network sociale, rara interazione sociale o mancanza di partecipazione all’attività sociale).
Dati dell’isolamento sociale
Nel biennio 2023-2024, il 73% degli intervistati riferisce di non aver frequentato alcun punto di aggregazione. Il 15% afferma che nel corso di una settimana normale, non ha avuto nessun tipo di contatto, né fisico, né, tantomeno, telefonico. Complessivamente il 14% dei soggetti anziani intervistati riferiscono di non aver fatto né l’una né l’altra cosa, dimostrando di fatto di vivere in una condizione di rischio isolamento sociale. Non ci sono differenze di genere, in quanto la condizione di isolamento è percepita dal 15% delle donne e 13% degli uomini.
Le differenze si evincono nelle fasce d’età, nel livello di istruzione e nelle condizioni economiche.
| Differenze d’età | |
| 32% fra gli ultra 85enni | 10% fra i 65 e i 74 anni |
| Istruzione | |
| 23% basso livello di istruzione | 9% persone più istruite |
| Condizioni economiche | |
| 27% chi ha molte difficoltà economiche | 10% chi non ne ha |
Fattori di rischio
L’isolamento sociale si manifesta con assenza di relazioni, o come reale mancanza di contatti da frequentare. I fattori di rischio possono essere di varia natura:
- Psicologici: (depressione, ansia);
- Fisici: (malattie croniche, disabilità);
- Sociali: (difficoltà economiche, basso titolo di studio, disuguaglianze territoriali, assenza di luoghi idonei a creare socialità nella popolazione anziana).
Contestualizzando i rischi ad aspetti statistici, colpisce il fatto che i soggetti più penalizzati risultano essere le fasce d’età avanzata (32% tra gli ultra-ottantacinquenni), chi ha meno risorse economiche (27%) e, aspetto rilevante, la forte incidenza del fenomeno nelle Regioni del Sud, dove la quota di anziani isolati raggiunge il 19%, contro il 10-11% delle regioni rispettivamente del Nord e Centro.
Isolamento sociale e impatto sulla salute
Come descritto nei fattori di rischio, tendenzialmente i soggetti in isolamento sociale hanno già una compromissione del proprio stato di salute. Tuttavia, la solitudine è in grado di incidere ulteriormente, in particolare sulla salute fisica. Lo fa attraverso stili di vita che si deteriorano (fumo, sedentarietà, obesità), alimentazione inadeguata. Gli anziani soli sono più soggetti a cadute, declino della mobilità, disturbi del sonno e sintomi depressivi. È quindi determinante, per i familiari, vigilare su tali cambiamenti.
Partecipazione sociale
Solo il 29% degli anziani italiani si considera ed è considerata “risorsa per la comunità”. Il 17% si prende cura di congiunti, il 15% di familiari o amici con cui non vive e il 6% partecipa ad attività di volontariato. L’essere “risorsa” è maggiormente esercitato dalle donne (32% verso il 25% degli uomini), diminuisce con l’aumentare dell’età ed è bassa nella popolazione con basso livello di istruzione. A differenza del dato precedente, al Sud la quota di anziani risorsa è mediamente più bassa che nel resto dell’Italia (25% al Sud, 32% nel Centro e 33% nel Nord Italia).
Partecipazione ad eventi sociali
Il 23% degli anziani over 65 anni partecipa ad eventi sociali. Il 19% afferma di aver partecipato a gite o viaggi organizzati, mentre il 5% si aggiorna attraverso percorsi formativi (lingua inglese, cucina, uso del computer o addirittura percorsi universitari presso le università della terza età). Infine, solo il 7% dei soggetti intervistati dichiara di esercitare ancora una attività lavorativa retribuita. Tale caratteristica è prerogativa di persone con titolo di studio alto (26% verso il 2% tra chi ha la licenza elementare).
Conclusioni
Senz’altro valorizzare gli anziani deve essere una prerogativa. Tra l’altro si è ampiamente dimostrato come stili di vita sani, alimentazione adeguata, vita sociale attiva, insieme contribuiscono alla salvaguardia degli anziani. Il loro contributo nella società odierna è ancora determinante e fondamentale. Sono in grado di tramandare le tradizioni, sono fonti di ricchezza per i bambini e, non da meno, anche loro stessi beneficerebbero di una rete sociale attiva, inclusiva e capillare.
