Una “card” per i caregiver familiari, per riconoscere concretamente l’impegno quotidiano di chi assiste persone non autosufficienti. Questa l’ipotesi illustrata dall’Assessora al Welfare Isabella Conti, emersa in risposta a un’interrogazione in Assemblea legislativa regionale. L’idea rappresenterebbe una vera e propria formalizzazione del ruolo del caregiver, fino ad ora basato su una sorta di “autodichiarazione”.
Riconoscere l’impegno di chi assiste
Già in passato la stessa Regione riconobbe per prima l’importanza del ruolo del caregiver. Infatti, con la legge regionale n.2 del 28 marzo 2014, l’Emilia-Romagna sottolineò «il ruolo sociale del caregiver familiare, ponendosi l’obiettivo di formare e offrire supporto alle attività di assistenza prestate gratuitamente da familiari ed amici a persone non autosufficienti». Sempre l’Emilia, con la legge n.5 del 30 maggio 2024, creò un fondo regionale a sostegno proprio di tali figure.
Secondo quanto spiegato dall’assessora Conti, la card, in caso di approvazione, non sarà un «mero documento simbolico: è prevista anche la creazione di un registro regionale, un’infrastruttura informatica per la registrazione dei caregiver, e l’accesso agevolato a servizi di sostegno. Tra questi, la possibilità di richiedere una sostituzione temporanea con caregiver professionisti, per dare respiro a chi assiste».
Perché è importante
L’introduzione di una card per caregiver, oltre a riconoscere una sorta di status ufficiale che può dare accesso a servizi e agevolazioni (e di conseguenza sottolineare il loro impegno sociale), andrebbe a sostituire un sistema basato sull’autocertificazione. Tale sistema è poco trasparente e difficilmente monitorabile; tramite la card, invece, è possibile crearne uno più stabile e facilmente tracciabile.
La dimostrazione dell’importanza di un’eventuale card arriva sempre dall’Emilia Romagna. Nel comune di Maranello, il caregiver è stato equiparato ad un lavoratore, così da avere l’accesso a servizi comunali destinati alle famiglie. «Prendersi cura di un familiare non autosufficiente – aveva ricordato il sindaco Luigi Zironi – può essere un peso enorme da sostenere, sia a livello fisico che psicologico, al punto da non riuscire ad avere tempo ed energie per un impiego. Per questo cerchiamo costantemente, insieme agli altri enti coinvolti, di potenziare una rete socio-sanitaria territoriale che possa alleggerire un tale carico per questi cittadini. E tra le azioni che potessero avere un riscontro concreto, sia in tempi brevi sia in prospettiva, abbiamo pensato anche a definire che i ruoli di caregiver e di lavoratore dovessero avere la stessa valenza per l’accesso ai servizi comunali».
Un modello per l’Italia
Se dovesse realizzarsi, la card per caregiver potrebbe rappresentare un modello per tutta l’Italia. In un paese sempre più fragile e con sempre meno risorse, riconoscere concretamente chi assiste significa dare dignità, visibilità e strumenti concreti a intere famiglie e comunità. E, soprattutto, significa riconoscere un impegno che, ad oggi, è spesso ancora invisibile.
