Stati Generali della Prevenzione: “Diagnosi precoce BPCO diventi priorità nazionale” chiedono gli pneumologi

“Una delle principali cause di morbilità e mortalità in Italia, con una prevalenza stimata tra il 5% e il 7% nella popolazione adulta e una sotto-diagnosi che supera il 60%” evidenzia la presidente eletta della SIP/IRS Paola Rogliani, all'appuntamento organizzato dal Ministero della Salute a Napoli.
BPCO

“Iniziare il trattamento per la BPCO fin dalle prime fasi può contribuire a rallentare il deterioramento polmonare”.

Si sono conclusi il 17 giugno a Napoli gli Stati Generali della Prevenzione, promossi dal Ministero della Salute nell’ambito del PNRR – Missione 6 Salute. I lavori vedono partecipi istituzioni, professioni sanitarie, società scientifiche, università e società civile, con l’obiettivo di mettere la prevenzione al centro dell’azione sanitaria nazionale.

Paola Rogliani, presidente eletta della Società Italiana di Pneumologia (SIP/IRS) – associazione che riunisce i medici specialisti nelle malattie dell’apparato respiratorio e rappresenta il punto di riferimento nazionale per la medicina respiratoria – è intervenuta sul tema “BPCO: diagnosi e gestione terapeutica precoce come sfida prioritaria per la salute respiratoria” soffermandosi su epidemiologia, impatto clinico-sociale ed economico, prevenzione e gestione della malattia.

Inquadramento epidemiologico e impatto sulla spesa sanitaria della BPCO

“La BPCO rappresenta una delle principali cause di morbilità e mortalità in Italia, con una prevalenza stimata tra il 5% e il 7% nella popolazione adulta, in aumento con l’età” ha spiegato Rogliani. “Si tratta di una patologia cronica e progressiva che pesa in modo significativo sul Servizio Sanitario Nazionale, generando costi diretti elevati (legati a ricoveri, farmaci e accessi in Pronto Soccorso), e costi indiretti derivanti da perdita di produttività e disabilità. La sotto-diagnosi, che in Italia supera il 60%, contribuisce a un aggravio dei costi, in quanto i pazienti accedono alle cure in fase avanzata, spesso durante riacutizzazioni gravi”.

La bronco‑pneumopatia cronica ostruttiva è una malattia respiratoria caratterizzata da ostruzione irreversibile delle vie aeree, con sintomi quali dispnea, tosse e produzione eccessiva di muco. Colpisce 330 milioni di persone nel mondo, risultando la terza causa di morte con 3,23 milioni di decessi.

Impatto clinico-sociale: decadimento funzionale e fasi acute

Nel suo intervento, Rogliani, ha evidenziato le implicazioni cliniche: “la BPCO comporta una compromissione progressiva della funzione respiratoria, che si traduce in limitazione dell’attività fisica, isolamento sociale e peggioramento della qualità di vita. Le riacutizzazioni sono eventi critici, che aumentano il rischio di ricovero e mortalità. Compromettono la stabilità clinica e accelerano la perdita della funzione polmonare, aggravando le condizioni del paziente”.

BPCO: prevenzione e fattori di rischio

A incidere sull’aumento dei casi contribuiscono l’invecchiamento della popolazione e l’esposizione ai principali fattori di rischio, tra cui fumo, inquinamento e condizioni ambientali e lavorative sfavorevoli.

“La prevenzione è il pilastro della lotta alla BPCO. Il principale fattore di rischio resta il fumo, ma è essenziale considerare anche l’inquinamento ambientale, le esposizioni professionali, e le infezioni respiratorie ricorrenti in età infantile. Un altro strumento cruciale è la vaccinazione: l’anti-influenzale, l’anti-pneumococcica e anti-RSV riducono significativamente il rischio di riacutizzazioni e complicanze respiratorie, soprattutto nei soggetti più vulnerabili”.

Diagnosi precoce e gestione farmacologica

Una diagnosi precoce permette l’adozione tempestiva delle terapie, portando a miglioramenti della qualità di vita dei pazienti. “La gestione efficace della BPCO inizia dalla diagnosi precoce, attraverso attività di case finding, soprattutto in soggetti con storia di fumo o sintomi respiratori persistenti” – ha evidenziato Rogliani. “Questo richiede una stretta triangolazione tra medicina generale, specialistica territoriale e ospedaliera, per garantire un accesso rapido e appropriato al percorso diagnostico e terapeutico. La spirometria, in questo senso, rappresenta uno strumento essenziale per confermare precocemente la presenza di ostruzione bronchiale. Agire nelle fasi iniziali è fondamentale per migliorare gli esiti clinici e alleggerire il carico sul sistema sanitario”.

La BPCO è una malattia ad alto impatto, spesso diagnosticata troppo tardi. Puntare su prevenzione, diagnosi precoce e gestione integrata è essenziale per migliorare la qualità di vita dei pazienti e ridurre i costi sanitari. Solo un approccio proattivo e coordinato può contrastare efficacemente questa crescente emergenza sanitaria” ha concluso Paola Rogliani.

L’allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità

Le malattie respiratorie croniche colpiscono oltre 81 milioni di persone e causano 400mila decessi ogni anno. A tracciare il bilancio è la Regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità. L’attenzione verso queste patologie è piuttosto bassa, così come sostenuto dagli esperti che hanno redatto il nuovo rapporto dell’Oms Europa“Chronic respiratory diseases and health equity by 2050”.  

Tra le malattie polmonari croniche, la BPCO è quella che pesa di più sul bilancio di salute pubblica. È responsabile di circa l’80% dei decessi attribuibili a queste patologie. Le proiezioni indicano che i casi di BPCO aumenteranno globalmente del 23% entro il 2050, con un impatto significativo sulle donne e nelle popolazioni dei Paesi a basso e medio reddito. Secondo il rapporto, le malattie respiratorie croniche sono in crescita, spinte da fattori di rischio evitabili (fumo di tabacco e inquinamento).

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