Prenotare una visita, modificare l’orario di un appuntamento, consultare i referti direttamente da un’app. In Campania, tutto questo è oggi possibile grazie a “Campania in Salute”, il progetto che sta guidando una vera e propria trasformazione digitale del sistema sanitario regionale. Un percorso innovativo che punta a “semplificare per umanizzare”, mettendo al centro i bisogni di tutti i cittadini, con particolare attenzione alle persone più fragili.
Campania in Salute
«Campania in Salute è pensata come raccoglitore di tutti i servizi sanitari, fruibili con la modalità più agibile possibile. – spiega Giuseppe Borriello, Responsabile Interventi Sanità Digitale della Società Regionale per la Sanità -. L’app si pone come obiettivi quelli di rendere semplice l’accesso alle informazioni personali e di avvicinare il cittadino ai servizi sanitari offerti dalla regione, sempre nel massimo rispetto della privacy. Ad esempio, è possibile effettuare prenotazioni di visite specialistiche, consultare quelle già prenotate, annularle o spostarle, gestire la fase del pagamento, sia per sé stessi che per la propria famiglia, senza però poter accedere ai dati sensibili dell’altro paziente, anche se parente stretto».
«Infatti, l’app permette l’accesso solo con l’autenticazione tramite SPID o CIE. Così, si viene subito riconosciuti come cittadini della regione Campania e si hanno a disposizione tutte le informazioni necessarie sul proprio profilo, dove è possibile anche aggiornare le modalità di contatto da mettere a disposizione degli operatori».
Semplificare per umanizzare
Quando si parla di digitalizzazione, uno dei temi ricorrenti è quello del digital divide. «Umanizzare le cure è anche trovare delle forme che aumentino la possibilità di accesso a chi ne ha bisogno, come persone fragili, cittadini che vivono fuori dai centri urbani, gli anziani».
Uno strumento digitale può essere tanto un facilitatore quanto una barriera. Per questo, il principio guida del progetto Sinfonia – il sistema informativo regionale della Campania –, a cui l’app afferisce, è la semplificazione dell’accesso ai servizi per tutti i cittadini, soprattutto quelli più in difficoltà. «L’obiettivo è umanizzare la cura, pensando non solo all’efficienza, ma anche ai limiti concreti di chi usufruisce del sistema. L’app consente l’accesso a molteplici servizi, anche da dispositivi mobili, in modo semplice e immediato. Permette, ad esempio, di gestire il fascicolo sanitario elettronico, visualizzare ricette, certificati vaccinali e altro ancora. Questo approccio multicanale è fondamentale per includere caregiver e famiglie, semplificando la gestione sanitaria quotidiana».
Due casi, in tal senso, sono emblematici. L’ossigenoterapia domiciliare, per cui il sistema digitale consente il tracciamento completo del percorso del paziente. Il medico di base viene allertato in tempo reale quando il paziente ha bisogno di una nuova fornitura, attivando il servizio senza passaggi burocratici. Simile il discorso in merito alle protesi, grazie all’integrazione digitale, le aziende fornitrici possono accedere direttamente al piano assistenziale del cittadino e caricare la proposta. L’ASL valuta senza che il paziente debba fare da intermediario. In questo modo si riducono i tempi e gli errori, aumentando l’efficacia e il rispetto della privacy.
Digitalità tra innovazione e difficoltà
Al momento, sono state gestite in media tramite app oltre 50 mila prestazioni al giorno. Ci sono, poi, più di 10 milioni di cittadini assistiti in Sinfonia. Oltre 30 milioni sono, invece, i documenti presenti nel Fascicolo Sanitario Elettronico.
Tutto ciò non sarebbe possibile senza una adeguata e continua formazione del personale sanitario. «A disposizione dell’operatore sanitario c’è E-Learning Sinfonia, accessibile in qualsiasi momento, dove sono presenti video guide, materiale informativo, guide per l’utente, FAQ continuamente aggiornate sulla base delle segnalazioni ricevute, utilizzate come feedback per i sistemi per migliorare sempre più la piattaforma.
Si tratta di una formazione attiva, dove conta anche il feedback dell’operatore stesso. I referenti aziendali sono spesso convocati per ricevere tali feedback e capire dove è possibile migliorare».
Tuttavia, come accade per ogni innovazione, ci sono state delle difficoltà. La principale, come racconta Borriello, è insita nel concetto stesso di cambiamento. «Ci sono state ovviamente delle resistenze: se una cosa l’ho sempre fatta così, perché devo adesso farla in un altro modo? Il cambiamento è inerziale: la difficoltà è far comprendere che ogni cambiamento porta dei benefici. Sicuramente, poi, vi sono anche delle difficoltà logistiche: organizzazioni e questioni territoriali, differenze tra contesti cittadini e di paese. In tutto ciò noi andiamo prima ad affiancare il singolo operatore nel prendere familiarità con il sistema, e, successivamente, coinvolgiamo il cittadino, perché solo a quel punto si possono avere i benefici della digitalizzazione».
Il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0
«Il Fascicolo Sanitario Elettronico nasceva con l’obiettivo di raccogliere documenti clinici, mettendoli a disposizione del cittadino e degli operatori sanitari in consultazione. – dichiara Borriello – Tuttavia, si trattava di un accesso “documento per documento”: per ricostruire la storia clinica dell’assistito, bisognava analizzare ogni singola documentazione. Con l’FSE 2.0 cambia l’impostazione: si passa dal concetto di documento a quello di dato, inteso come informazione elementare. Ogni singolo dato clinico, estratto e codificato dai documenti sanitari, viene trasmesso e reso disponibile nel fascicolo in forma strutturata.
Questo consente di effettuare analisi e di fornire agli operatori solo le informazioni realmente utili, in base al contesto clinico. Ad esempio, lo specialista cardiologo visualizzerà direttamente i dati di suo interesse per quello specifico paziente. Di fatto, il FSE 2.0 ricostruisce automaticamente il quadro clinico dell’assistito, rendendolo immediatamente fruibile. Attualmente siamo nella fase di alimentazione del fascicolo, con l’acquisizione dei dati secondo standard nazionali uniformi, così che possano essere aggregati e analizzati nello stesso modo in tutto il Paese. In Campania, le informazioni vengono trasmesse a un’infrastruttura centrale nazionale, mentre altre regioni gestiscono i propri dati in locale, ma sempre secondo le stesse regole. Questo garantisce l’interoperabilità: un cittadino campano potrà essere assistito in Lombardia con accesso immediato e completo al proprio fascicolo sanitario, grazie alla standardizzazione dei dati a livello nazionale».
Ufficio delle Relazioni con il Pubblico 2.0
Il cambiamento digitale riguarda anche l’Ufficio delle Relazioni con il Pubblico. «Il progetto dell’URP 2.0 si inserisce pienamente nel percorso di trasformazione digitale che stiamo portando avanti, ma con un focus diverso: non introduce un servizio nuovo, bensì rappresenta un modo più efficace per mettere a sistema tutte le conoscenze disponibili. Campania in Salute già offre una serie di servizi – dal CUP al Fascicolo Sanitario Elettronico, dalle esenzioni per reddito alle certificazioni, fino alle vaccinazioni e ad altri servizi digitali. Tuttavia, la complessità di questi strumenti genera ogni giorno moltissime richieste e segnalazioni da parte dei cittadini, su canali molto diversi, rendendo difficile garantire una conoscenza uniforme, sia tra gli operatori sia tra gli utenti.
Da qui nasce l’idea di creare un URP unico a livello regionale: un sistema che raccolga e condivida tutta la conoscenza disponibile sui servizi digitali della sanità campana, mettendola a disposizione di tutti gli sportelli URP delle singole aziende sanitarie. Questo significa che, indipendentemente dal canale a cui si rivolge, il cittadino viene sempre indirizzato correttamente. Anche se il suo problema non può essere risolto direttamente dall’URP contattato, grazie a questa base di conoscenza unica e alla rete tra i diversi URP, il sistema sarà comunque in grado di guidarlo verso la risposta più adeguata.
In questo senso – conclude Borriello – l’URP 2.0 non è più solo un punto informativo limitato alla singola azienda, ma diventa un vero e proprio nodo di accesso alla conoscenza dell’intero sistema sanitario regionale, capace di orientare in modo preciso e coerente l’utenza verso i servizi disponibili».