Superare la fragilità digitale, garantire equità di accesso, tutelare la relazione con il paziente: queste le priorità della professione dell’infermiere in un’era di crescente innovazione e delle tecnologie.
Professioni sanitarie al centro della trasformazione digitale
Nel suo intervento a Napoli Bees Square “Umanesimo digitale e sanità”, Teresa Rea, Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Napoli, ha evidenziato come la digitalizzazione della sanità non sia solo una questione tecnica, ma anche culturale, sociale e professionale. In questo scenario, l’infermiere rappresenta un punto di riferimento per traghettare i cittadini verso un uso più consapevole e inclusivo delle tecnologie.
“Abbiamo parlato oggi e io in particolare ho dato un contributo su quello che è l’umanesimo, alla sfida della digitalizzazione, dal punto di vista delle professioni sanitarie e infermieristiche, e come queste possano rispondere a questa sfida attuale che è già in corso”.
Tecnologia e assistenza: un binomio da riequilibrare
L’approccio degli infermieri al digitale parte da un valore fondante: l’equità. Un principio oggi ancora più rilevante alla luce delle nuove disuguaglianze che emergono nel contesto della sanità digitale.
“L’infermiere deve garantire attraverso la tecnologia l’equità di accesso per tutti i pazienti, aiutando a superare quella che è la fragilità digitale” ha spiegato Rea, facendo riferimento anche al nuovo codice deontologico della professione.
Una fragilità spesso invisibile, che riguarda proprio le persone più vulnerabili: quelle che avrebbero più bisogno della sanità digitale, ma che rischiano di restarne escluse.
Fragilità digitale: la nuova frontiera dell’assistenza
L’accesso alle tecnologie sanitarie non è garantito a tutti in egual misura. Teresa Rea ha ricordato come esistano barriere non solo tecnologiche, ma anche sociali e culturali, che limitano la fruizione dei servizi digitali.
“Paradossalmente chi ha più necessità di usufruire delle possibilità che ci dà la digitalizzazione dei nostri servizi ne usufruisce di meno” ha sottolineato.
“Perché magari non ha quelle capacità intellettive o sociali per connettersi al mondo della sanità e rispondere ai suoi bisogni”.
In questo contesto, l’infermiere si propone come figura mediana tra innovazione e cittadino, capace di facilitare l’accesso e rendere inclusiva l’esperienza sanitaria.
La relazione resta al centro
La tecnologia può cambiare strumenti e modalità, ma non deve alterare la natura profonda della professione infermieristica, fondata sulla relazione, l’ascolto e la fiducia.
“Su queste nuove fragilità che emergono, gli infermieri possono inserirsi mantenendo chiari i valori. Recuperando il clima di fiducia verso le istituzioni, senza prescindere da quello che è il gesto assistenziale tipico della professione infermieristica”.